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Sostenibilità non fa rima solo con ambiente, ma anche con economia. Riusare, infatti, non è solo un atto etico o ecologico: è anche una scelta intelligente per il portafoglio. In un periodo segnato da inflazione crescente e difficoltà economiche per molte famiglie, il riuso si presenta come una strategia concreta per risparmiare ogni giorno, senza rinunciare alla qualità della vita.

La cultura dell’usa-e-getta, che per decenni ha dominato il nostro modo di consumare, ha un costo nascosto enorme: compriamo troppo, troppo spesso, e buttiamo troppo in fretta. Ma quante di queste spese sono davvero necessarie? E quanto potremmo risparmiare se imparassimo a ridare valore a ciò che abbiamo già?

Piccoli oggetti, grandi risparmi

Pensiamo a oggetti d’uso quotidiano: mobili, vestiti, giocattoli, utensili da cucina, libri, accessori elettronici. Sono tutti articoli che, con un minimo di attenzione e manutenzione, possono essere riutilizzati, scambiati, riparati o acquistati usati a prezzi inferiori. I dati parlano chiaro: secondo una recente indagine dell’Osservatorio Second Hand Economy di BVA Doxa, nel 2023 il mercato dell’usato ha coinvolto circa 23 milioni di italiani, generando risparmi medi tra i 1.000 e i 1.800 euro l’anno per famiglia.

Nel concreto, comprare una bicicletta usata invece che nuova può far risparmiare anche 150-200 euro. Una scrivania in buono stato recuperata da un centro del riuso può costare 20 euro invece di 120. Un set di vestiti per bambini – che crescono rapidamente – può essere acquistato a un decimo del prezzo nei mercatini del riuso o sulle piattaforme online. A fine anno, questo significa centinaia, se non migliaia di euro tenuti in tasca, senza abbassare il proprio stile di vita.

Scelte intelligenti anche per chi vende

Il riuso non conviene solo a chi compra. Chi decide di vendere o donare oggetti che non usa più, infatti, recupera valore da ciò che considerava inutile. In alcuni casi, attraverso piattaforme digitali o gruppi locali, è possibile trasformare l’eccesso in guadagno. Ma anche quando non si monetizza direttamente, il gesto del riuso riduce i costi di smaltimento, libera spazio e crea relazioni utili nel quartiere, nella scuola, nel condominio.

Alcune famiglie hanno sviluppato vere e proprie “strategie di riuso domestico”, basate su swap party (scambi tra vicini), baratto online, gruppi di acquisto collettivo e riparazioni casalinghe. Non si tratta solo di “tirare la cinghia”, ma di sviluppare una nuova intelligenza nei consumi, dove ogni oggetto è valutato per ciò che vale davvero, non per quanto è costato.

Il ruolo delle famiglie: esempi virtuosi

Sempre più famiglie scelgono di acquistare oggetti usati su piattaforme come Subito.it, Wallapop o Facebook Marketplace, o si rivolgono ai centri del riuso comunali, dove è possibile trovare tutto – dai mobili ai materiali scolastici – in ottimo stato. Alcuni comuni, come quello di Trento, hanno addirittura attivato un sistema di voucher per il riuso, che consente alle famiglie a basso reddito di accedere gratuitamente a oggetti donati, evitando l’acquisto e contribuendo al benessere della comunità.

Esistono anche app come Too Good To Go o Regusto, nate per combattere lo spreco alimentare ma che introducono un’abitudine culturale nuova: l’idea che ciò che “resta” può ancora avere valore, e può essere acquistato a prezzi ridotti, spesso simbolici.

Riusare è investire: non solo risparmiare

Il valore del riuso non si limita all’immediato. Una famiglia che sceglie di riutilizzare contribuisce anche a ridurre i costi collettivi dello smaltimento, a diminuire la domanda di nuovi beni (e quindi il loro prezzo) e a rafforzare una filiera economica più equa, locale, a basso impatto. In questo senso, riusare è un investimento sociale, oltre che personale.

Pensiamo, ad esempio, al settore dei mobili: l’aumento della domanda di arredi low-cost ha generato un’enorme produzione di beni di breve durata. Riusare significa opporsi a questa logica, scegliendo prodotti più duraturi, e magari acquistati di seconda mano ma di migliore qualità.

Conclusione: risparmiare sì, ma con stile

Il riuso non è sinonimo di rinuncia, né di precarietà. È una forma contemporanea di intelligenza economica, che unisce praticità, sostenibilità e gusto. Molti oggetti riusati hanno più carattere, più storia, più bellezza di quelli appena usciti da una fabbrica.

Imparare a riusare nella vita quotidiana significa non sprecare denaro, non sprecare tempo, e soprattutto non sprecare possibilità. È un gesto semplice, ma potente. E oggi più che mai, è anche una scelta vincente.